Ogni città può essere vissuta solo spostandosi in essa, altrimenti la vita del singolo e della comunità si spengono nell'entropia;
e proprio su questo, la città vive alcune delle contraddizioni più assurde.
Torino spicca per un retaggio novecentesco, uno di quelli che sarebbe utile rigettare per riappropriarsi delle cose migliori di quel secolo:
https://www.agi.it/cronaca/news/2021-01-01/torino-citta-italia-con-piu-auto-per-numero-di-abitanti-10871555/
retaggio culturale che deriva da una nota azienda che ha inciso troppo sulla vita della città. Quell'azienda ha licenziato nei decenni decine di migliaia di addetti (provocandone altri a cascata sull'indotto), ricevuto aiuti economici da tutta l'Italia, piegato il diritto del lavoro per sfruttare i lavoratori e i risultati di queste scelte così giuste ed eque rispetto alla nazione e alla città che l'hanno ospitata, sono da ascrivere nella storia dei grandi successi: ha spostato la sede all'estero e chiaramente innovato la produzione passando dalle automobili alle mascherine chirurgiche. I nostalgici dei bei tempi in cui essa spadroneggiava e dirigeva la vita della città sono stati ben trattati dalla loro beniamina, e la città dove ci sono 3 auto ogni 5 persone ha visto accadere una serie di fatti collegati al trasporto delle persone, perché le grandi contraddizioni generano tutte le altre a cascata, direttamente o meno.
A Torino il trasporto pubblico sta diventando grottesco: le istituzioni cittadine e i mezzi di stampa affermano che per migliorare e implementare il servizio bisogna tagliarlo, e così han tagliato per aumentare, perché notoriamente qualcosa migliora se vien fatto peggiorare. Corse tagliate rassicurando la possibilità di aiutare gli impegni dell'utenza, fermate soppresse soddisfacendo le esigenze di una popolazione più anziana di avere fermate vicine. E in compenso, il prezzo di abbonamenti e biglietti è aumentato progressivamente, i guasti della metropolitana idem e i cittadini vengono spinti in modo martellante a strisciare i loro biglietti ad ogni salita, per poter fare calcoli che servano a tagliare in modo più deciso mezzi e tratte...
Futura ha scoperto che le entrate di GTT derivano al 10% da biglietti e abbonamenti, una cifra ridicola che se venisse a mancare non comporterebbe problemi: internalizzando l'azienda si risparmierebbe (non privatizzandola) e si potrebbero assumere più persone, per non parlare dell'azionariato popolare che coinvolgerebbe i cittadini nella gestione di un assetto fondamentale. GTT è un bene comune strategico, che può aiutare a raggiungere in tempi brevi e con viaggi dignitosi (non su mezzi strapieni e senza adeguata climatizzazione) ogni parte della città e della cintura. Oggi invece il modo migliore per tutelare cittadini che arrivano a spendere anche più di 300 euro l'anno quando potrebbero spenderne 0, è di aumentare i controlli con gli assistenti di bordo, i famigerati controllori. Anche per tutelare la loro incolumità dalle condizioni sociali che si sono imbarbarite col capitalismo liberista, Futura propone di abolire il pagamento di biglietti e usare il personale liberato dal rischio per mansioni più dignitose che il pericolo di essere malmenato da una popolazione impoverita, o per fare assistenza alla cittadinanza senza essere i pubblicani dei nostri tempi. Torino può farlo.
Luca Volpe, Circoscrizione 4
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